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OPERE

VIANDANDO IN CATALUNYA


Blu acino e rosso terrigeno, cangianti, tra montagne boscose.
Sentieri di sassi diventano kilometri attaccati sotto ai piedi; li osservo sdraiata nell'erba odorosa, ancora umida nel pallore mattutino.


Il Monastero dormiente mi accoglie tra le sue volte di pietra, i suoi simboli forgiati nel ferro, i suoi giochi di luce. Sepolcri di antichi regnanti ormai pietrificati, fermati nel tempo, tra angeli pietosi e leoni belveshi, famelici, di arti umani voraci.

Ritorno come mendicante al mio cammino; lo sguardo che punta di nuovo lontano, alla piana che serpeggiando mi spingerà al riposo. Il sole catalugno, impietoso, mi costringe a fermarmi.
Arrivata all'ostello sprofondo nel sonno dei giusti, con canti di bambini a riempire l'aria.

Vorrei poter dormire così fino all'indomani ma i pensieri abbandonati tra le mura circensi mi hanno raggiunta, implacabili camminatori, e con loro la voglia di ripartire, di tornare a scoprire, trovare meraviglia, nell'immagignifico bosco di Poblet.

Fingo vigore baldanzoso seguendo indicazioni solo debolmente collegabili ad una mappa mentale. Improvviso tra farfalle e faine curiose.
Respiro.
Sorrido molto.
Pensieri martellanti, echi di domande reiterate da tempo immemore. Le scalcio, le abbandono su carren affioranti, le uccido su guglie affilate.


L'immaginazione corre, mi supera, mi salta a piè pari ed io la lascio andare. Lunghe conversazioni silenziose e, alle volte, parole improvvise, prepotenti, che si fanno sentire... Che fortuna esser sola, fuori.

E Poblet mi domina...